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Il mattino seguente il post sbornia si fa sentire.
Mi metto a sedere sul divano e mi stroppiccio gli occhi sbadigliando.
Sento odore di marmellata di albicocche, com'è possibile?

Mi alzo cercando di non cadere e vado in cucina, lo trovo seduto al tavolo che con una mano tiene una fetta di pane e con l'altra il telefono.
Lo spegne, lo appoggia sul tavolo, finisce la fetta e si pulisce le dita.

Spalanco di poco la bocca, lui mi guarda perplesso.
La marmellata di albicocche me la preparava sempre mia madre da piccola.

Troppi ricordi, troppi brutti momenti. Mio zio in lacrime, quel dannato biglietto con su scritte delle dannate scuse.
Si alza e mi guarda ancora più perplesso.

"scusa è che.. Niente"
"tutto bene?"

Non riesco neanche a guardarlo in faccia.

Non riesco a muovere i miei dannati piedi accidenti a me.
"vuoi dirmi che cazzo ti succede?"

Tengo fissi i miei occhi nei suoi.
"la marmellata di albicocche"
"cosa?"
"quando ero piccola, mia madre mi preparava la stessa colazione che hai fatto tu"

Non so che fare davvero.
Mi lascia li e va a farsi un'altra doccia credo.
Mi riprendo da quel momento di trance.

Io ho ancora la sua maglietta addosso, mi metto una mano sulla fronte, vado in salotto e riprendo i miei vestiti.

"io me ne vado, ciao"
Gli urlo dietro e spero che abbia sentito dal piano di sopra.
Si può essere così?
Esco di casa e chiamo Briant.

"che cazzo ti è venuto in mente? Eh ora mi lasci pure dagli sconosciuti straboni?"
Gli urlo a telefono, sembro una pazza.

"lori calmati miseria, è un mio amico. Vabbè dove sei che ti vengo a prendere?"
"fuori casa sua che ne dici?"
"arrivo"
E chiude la chiamata.

NostriWhere stories live. Discover now